Ecoreati: incontro in Regione Toscana per fare il punto della situazione

Nov 16, 2018

Pubblichiamo un articolo di ARPAT sull’evento organizzato nella Sala Pegaso della Regione Toscana del 5 novembre 2018, cui hanno partecipato i rappresentanti delle forze dell’ordine, enti pubblici e mondo dell’associazionismo in merito ai reati ambientali in Toscana.

(Fonte ARPAT, testo a cura di Testo di Stefania Calleri)

Dal rapporto di Legambiente sugli ecoreati risulta un’impennata degli illeciti ambientali a livello nazionale, in particolare delle inchieste sui traffici illegali di rifiuti, all’origine dell’incremento registrato nel 2017, che sono 30.692 (+18,6% rispetto all’anno precedente, per una media di 84 al giorno, più o meno 3,5 ogni ora), del numero di persone denunciate (39.211, con una crescita del 36%) e dei sequestri effettuati (11.027, +51,5%).

Nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso è stato verbalizzato il 44% del totale nazionale di infrazioni. La Campania è la regione in cui si registra il maggior numero di illeciti ambientali (4.382 che rappresentano il 14,6% del totale nazionale), seguita dalla Sicilia (3.178), dalla Puglia (3.119), dalla Calabria (2.809) e dal Lazio (2.684). Subito dopo, nella classifica, troviamo la Toscana, che conferma il suo 6o posto, posizione che indica come nella nostra regione esista un’infiltrazione mafiosa da combattere con più strumenti e su più fronti, come affermato dall’Assessore Vittorio Bugli.

Un primo strumento, a livello amministrativo, è legato alla predisposizione degli atti autorizzativi, che devono essere chiari in modo che non emergano zone d’ombra, in cui si possono insinuare attività illecite. Da quando la Regione ha assunto le competenze in ambito autorizzativo, precedentemente svolte dalle Province, si è garantita maggiore omogeneità e chiarezza nella stesura degli atti amministrativi. Anche gli strumenti informatici risultano essere un valido supporto nella lotta alla criminalità organizzata, che muta in continuazione pelle, mostrando di conoscere anche i sistemi tecnologici più avanzati. Infine, conclude Bugli, mai dimenticarsi della cultura della legalità, che rimane lo strumento principe per sconfiggere la criminalità organizzata.

A questo si deve affiancare, come afferma Nino Morabito di Legambiente, un lavoro affinché l’ambiente divenga un bene di tutti. Oggi non basta la dimensione sanzionatoria, è necessario lavorare molto sulla previsione e prevenzione. La cura del territorio deve coinvolgere tutti i cittadini e non deve essere un tema che sta a cuore solo ad una parte di cittadinanza.

 Il sostituto Procuratore della Repubblica presso la Procura di Firenze, Vito Bertoni, fa notare come in ambito ambientale si è punito prima il reato di pericolo e solo nel 2016 il reato di danno.

La normativa in questione risente del suo faticoso iter d’approvazione, nella Legge 68, infatti, ci sono nozioni e concetti che non hanno una tradizione giuridica, con conseguenti problemi di interpretazione, per questo la legge è stata tacciata di scarsa determinatezza.

Il legislatore ha lasciato al giudice il compito di delineare con l’interpretazione i confini della normativa sugli ecoreati. In questi anni la giurisprudenza ha contribuito a chiarire molti concetti di non facile comprensione per il giurista quali, ad esempio, “abusivamente”, “significativo”, “misurabile”. La linea tracciata dalla Corte di Cassazione, a partire dalla prima sentenza del 3 novembre del 2016, sta trovando conferma e si sta consolidando nel tempo, almeno per quanto riguarda il reato di inquinamento ambientale.

Nel 2018 la Corte di Cassazione (sez. penale) ha fatto la sua prima incursione nel reato di disastro ambientale, fattispecie più grave rispetto all’inquinamento ambientale, da cui si differenzia, in primo luogo, sotto l’aspetto dell’irreversibilità del danno procurato. Nella sentenza n. 29901 del 3 luglio 2018, la Cassazione ha delineato il perimetro applicativo della nuova fattispecie di disastro ambientale prevista all’art. 452 quater c.p., e chiarito – almeno in parte – i rapporti con il delitto di disastro innominato previsto dall’art. 434 c.p. (NdR, vedi anche: G. Fornari – E. Di Fiorino, Disastro ambientale: anche l’evento di offesa alla pubblica incolumità presuppone un’incidenza sull’ambiente, in Giurisprudenza Penale Web, 2018, 9). 

 Il Comandante regionale dei Carabinieri Forestali, Colonnello Maurizio Foliero, punta l’attenzione sulla difficoltà delle indagini in ambito ambientale, in quanto le norme non sono di facile interpretazione e risultano in continua evoluzione. Inoltre, i reati ambientali sono spesso correlati a quelli di natura finanziaria.

Anche in Toscana i dati relativi ai reati ambientali sono in aumento; i settori maggiormente coinvolti sono quello dei rifiuti, il ciclo del cemento, gli incendi e il commercio, traffico e sfruttamento di animali.

Nel primo semestre di quest’anno, i Carabinieri Forestali hanno effettuato in Toscana circa 14.500 controlli, da cui sono scaturite circa 1.500 sanzioni amministrative e circa 200 sanzioni penali, la somma introitata dalle sanzioni ha superato gli 800 mila euro. In particolare nel settore delle bonifiche e della gestione dei rifiuti, i Carabinieri Forestali hanno effettuato più di 2000 controlli che hanno comportato 180 azioni penali e 200 sanzioni amministrative.

Il Colonnello Foliero conclude sottolineando come per la buona riuscita delle indagini in campo ambientale, sia necessaria la:

• conoscenza del territorio, gli operatori devono lavorano incessantemente sul territorio

  • collaborazione con i cittadini, che devono essere le prime sentinelle e vedere nelle forze dell’ordine e nelle istituzioni pubbliche un alleato
  • sinergia con gli altri soggetti pubblici che si occupano di ambiente, altre forze dell’Ordine, come il Noe dei Carabinieri ma anche ARPAT.

 Massimo Planera, comandante del reparto NOE dei Carabinieri, conferma la complessità delle indagini ambientali che devono essere costruite molto bene altrimenti vengono facilmente “smontate” nel corso del processo penale da parte degli avvocati degli imputati.

Avere individuato la Regione come unico ente competente nel rilascio delle autorizzazioni ambientali ha facilitato l’attività di indagine, in quanto non si trovano più situazioni simili ma disciplinate in modo difforme in una provincia rispetto ad un’altra. Un unico soggetto che rilascia le autorizzazioni è garanzia di un’omogeneità nelle interpretazioni delle norme, ma al contempo è necessario uno stretto coinvolgimento degli enti locali, perché spesso il contesto in cui operano le imprese muta e questi cambiamenti sono noti ai Comuni più che alla Regione.

In sede di rilascio delle autorizzazioni ambientali, soprattutto per quelle imprese che non ricadono nella disciplina AIA, di norma più controllate, è necessario verificare attentamente la documentazione presentata, in quanto, in fase di controllo, più volte si riscontra che la documentazione allegata all’autorizzazione è perfetta ma non corrisponde alla stato reale dell’impianto produttivo controllato.

L’Ing. Marcello Mossa Verre, Direttore generale di ARPAT, nella sua presentazione, conferma come l’istruttoria, preliminare al rilascio delle autorizzazioni ambientali, rappresenti la prima fase del controllo e su questo aspetto ARPAT sta lavorando da anni cercando le giuste sinergie tra istruttoria e controllo.

Le Agenzie ambientali negli ultimi anni, grazie alla nascita del Sistema Nazione di Protezione Ambientale (SNPA) con l’approvazione della L.132, si stanno rafforzando e sono impegnate nel dare vita ad un sistema unitario in grado di offrire gli stessi servizi su tutto il territorio nazionale attraverso i LEPTA. Questa legge ha sancito anche che nell’organico delle Agenzie ambientali debbano essere presenti le figure degli ufficiali di polizia giudiziaria (UPG).

La materia degli ecoreati, in particolare il tema delle prescrizioni, importante novità introdotta dalla Legge 68, è stata affrontata a livello agenziale per l’importanza del tema che impegna molto le Agenzie Ambientali anche per quanto riguarda l’asseverazione delle prescrizioni disposte da altri soggetti impegnati nella tutela ambientale.

ARPAT all’interno del Sistema Agenziale ha lavorato per rendere operative le disposizioni in materia di prescrizione:

Conclude la giornata Don Andrea Bigalli, Associazione Libera, ricordando come in Toscana la percezione della presenza di ecoreati sia quasi assente, questo atteggiamento trova conferma in recenti sondaggi che dimostrano come gli Italiani non abbiamo piena coscienza dei fenomeni mafiosi tanto da minimizzare e relegarli a certi territori del Paese. Questa convinzione, insieme alla mancata consapevolezza del mutamento climatico, determina una totale inconsapevolezza nei cittadini rispetto ai problemi ambientali che stiamo vivendo.

L’associazionismo deve lavorare per diffondere l’idea che il Pianeta non è infinito, oggi stiamo superando i limiti in nome del profitto per il profitto, dobbiamo ripartire dai valori contenuti nell’Enciclica “Laudato Si’” di Papa Francesco.  Don Andrea termina con l’invito a promuovere una diversa cultura tra i ragazzi ma anche tra gli adulti attraverso la formazione continua.

 

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